Tremiti, legenda da… leggenda

Scritto da Luciana Francesca Rebonato. Postato in Destinazione Italia

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Un mare affollato di leggende, quello intorno alle Tremiti. La più famosa vede protagonista Diomede, che le fece “nascere” gettando in mare tre massi - portati con sé da Troia - e misteriosamente riemersi sotto forma di isole. Un arcipelago, quello delle Tremiti, che oggi emerge dall’Adriatico a poco più di una decina di miglia nautiche dal promontorio del Gargano e dal rispettivo Parco Nazionale del Gargano nel cui territorio, dal 1989, è annoverata la Riserva naturale marina delle Isole Tremiti.


Una destinazione irresistibile per gli amanti del mare, un mosaico di acque trasparenti e fondali da esplorare, un dedalo di cale e calette, grotte e faraglioni frammisti a coste straordinarie, il tutto immerso nella macchia mediterranea.
Ma quante sono le isole Tremiti? Cinque – e si arriva a sei con lo scoglio La Vecchia, come indicano i geografi più precisi -, a iniziare da San Domino, la più estesa, per proseguire con San Nicola, la “colta” e giungere a Capraia – chiamata anche Caprara o Capperaia -, Cretaccio e Pianosa, queste ultime tre disabitate.
Sulla costa orientale dell'isola di San Domino si srotola al sole la Cala delle Arene, - spiaggia sabbiosa dalle dimensioni rilevanti dopo Spiaggia dei Pagliai e Cala Matano -, lambita da un mare con fondali che digradano dolcemente. San Domino gioca i suoi assi sul manto blu della destinazione: sono le grotte, come quella del Bue Marino, profonda una settantina di metri e sovrastata dall’Appicco e dalla Ripa dei Falconi, due rupi sulle quali planano il falco della regina e il falco del pellegrino. Sul versante meridionale dell'isola spicca la Grotta delle Viole, il cui nome sembra derivi dalle migliaia di fiori selvatici che vi fioriscono all'interno o dalle sfumature rosso-violacee delle alghe che rivestono le pareti sommerse della grotta. Quale sia la verità non è importante, quello che conta è lo spettacolo della natura che si offre agli occhi degli amanti del mare che a San Domino trovano, fra le innumerevoli curiosità, anche Scoglio dell'Elefante, così chiamato per l'animale di cui ricorda la forma.

San Nicola è storicamente e artisticamente la più importante delle isole, un vero e proprio museo a cielo aperto: torri, fortificazioni, antiche mura di cinta, manieri e una chiesa-abbazia, il Santuario di Santa Maria a Mare. San Nicola sembra essere anche “l’isola dei tramonti”: quando il sole lentamente sfuma nel tramonto, San Nicola si colora di un rosa particolare e... spettacolare. Tra San Domino e San Nicola spunta una mezzaluna, è l’argilloso scoglio del Cretaccio, completato da un vicino spuntone, nero e “rugoso”, denominato La Vecchia, dove la leggenda vuole che durante i temporali appaia il fantasma di un’anziana signora rugosa intenta a filare.

Cardi, artemisie e – soprattutto - capperi contraddistinguono, invece, l’isola Capraia, non a caso chiamata anche Capperaia per i suoi capperi anche se ad attrarre inesorabilmente è il suo profilo costiero con un susseguirsi di grotte dove l’acqua cambia a seconda dei fondali, dall’azzurro intenso al verde trasparente.
Staccata dalle altre, a nord-est da San Domino appare l’isola di Pianosa con i suoi massi bianchi di roccia calcarea: deserta, disabitata e con poca fauna, punta tutto – e vince – sui suoi fondali, un paradiso per i subacquei che qui trovano scogliere che precipitano nel mare fino a trenta metri di profondità e una straordinaria varietà di pesci, spugne, alghe e gorgonie.

Luciana Francesca Rebonato
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