Quarnero: poker di isole croato

Scritto da Luciana Francesca Rebonato. Postato in Destinazione Europa

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Sembrano una galassia gettata nel mare da un gigante distratto. Fra isole, isolotti, rocce e scogli emergenti se ne contano trentasei, affiorano dalle acque e regalano agli amanti del mare abissi marini e speleologici, sacrari d’arte e capolavori della natura. Incantesimi tra mare e terra che vedono il loro apogeo in quattro isole ben distinte, un poker d’assi dato da Krk (Veglia), Cres (Cherso), Losinj (Lussino) e Rab (Arbe).


Krk, oltre a essere la più grande delle isole che ornano la costa orientale adriatica, si rivela anche spiccatamente composita in termini geomorfologici. Attraversando con il ponte lo stretto braccio di mare che la separa dal litorale, appare subito un disegno di rocce che sfuma i suoi contorni verso l’interno dove regna una fitta vegetazione mediterranea che giunge a lambire le insenature e le spiagge del litorale occidentale. Un crinale di colline calcaree attraversa Krk in senso longitudinale raggiungendo a sud e con il monte Obzova - 569 metri – la massima altezza mentre il record di spiaggia più lunga lo detiene Baska (Bescanuova) con i suoi 1.800 metri di arenile. Presso lo stretto di Usta, invece, si trova una delle migliori marine della Croazia, conosciuta dai velisti di tutta Europa: si tratta di Punat, la cui baia protetta e spaziosa garantisce 900 ormeggi e 500 posti barca a secco.

Da Krk si salpa alla volta di Cres e Losinj, talmente vicine da sembrare l’una il prolungamento dell’altra, separate da un varco strettissimo, un canale di soli 11 metri scavato in epoca romana e sul quale ora è gettato un ponte mobile. Sembrano simili ma sono complementari: sponde drammatiche e rilievi misteriosi a Cres, luce calda ed esplosione mediterranea a Losinj, paesaggi e caratteri differenti ma considerati da sempre come un’unica terra.
Da Krk si arriva prima a Cres: una ghirlanda di bianche scogliere, la strada che si inerpica lungo il crinale della montagna, il mare solcato da windsurf e barche a vela, le creste delle onde che si confondono con il dorso dei delfini. È questo lo spettacolo che si presenta agli occhi degli amanti del mare quando giungono a Cres e nel suo omonimo capoluogo dall’ampio porto sul quale si allineano palazzi patrizi, un’elegante loggia veneta e la torre dell’Orologio del XVI secolo.
Uno scenario, quello ambientale, superlativo: le baie, talvolta, si presentano come conche scavate dall’impeto del mare mentre sulle scogliere del versante orientale si scorgono i grifoni quasi mimetizzati con la roccia. Il centro ecologico Caput Insulae ne salvaguarda la specie e costituisce una riserva ornitologica anche per aquile reali e falchi grigi che sembrano sospesi tra mare e cielo.

Lasciate le  rocce modellate dal vento di Cres si sbarca a Losinj per inebriarsi delle fragranze di un migliaio fra piante ed erbe officinali. Losinj è un habitat naturale protetto e popolato da delfini che si possono “adottare” allo scopo di salvaguardarne la riproduzione. Last but not least ecco l’isola di Rab, con l’omonimo capoluogo che sorge su punta Kaldanac e compone una scenografia grandiosa con quattro campanili di pietra bianca che come alberi di un veliero si stagliano contro il cielo in un intreccio di bifore e trifore, il tutto circondato da possenti mura.


C’è sempre grande folla nel porto, e la città custodisce una cattedrale duecentesca, chiese e conventi di epoche diverse, rilievi in pietra sui muri di antiche dimore e nobili palazzi con portali e finestre gotico-rinascimentali. Li accomuna il bianco della pietra locale, la stessa impiegata per la costruzione della Casa Bianca di Washington e del Reichstag di Berlino mentre è il verde a contraddistinguere il volto terrestre dell’isola, un trionfo di agavi, fichi d’india e lauri. Le acque che attorniano l’isola di Rab sono un paradiso per gli amanti del mare, un carosello di snorkelling, vela, surf e diving con spettacolari tuffi nel blu a Barbat e Banjol.


Luciana Francesca Rebonato
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